Tale abbassamento è giustificato innanzitutto dalle particolari condizioni climatiche della primavera-estate 2019, che hanno influito fortemente sul calibro dei frutti, che si è rivelato quindi inferiore alle attese, creando qualche squilibrio anche nella disponibilità per i principali mercati. In aggiunta vanno anche citati i danni causati, in alcuni areali produttivi, dalla presenza ormai sempre più invasiva della cimice asiatica che ha abbassato la quota di merce commercializzabile che potrà essere immessa sul mercato.
L’effetto di questi fattori incide quindi in misura rilevabile sul volume di mele destinate al mercato fresco, con una quota che non dovrebbe superare gli 1,8 milioni di tonnellate – quantità tra le più basse dell’ultimo decennio.
Dal punto di vista organolettico, il prodotto si presenta ben strutturato ed adatto per una buona conservazione, permettendo quindi la consueta programmazione commerciale.
Per quanto riguarda il quadro comunitario, il livello produttivo è per ora confermato su 10.500.000 ton. circa, in diminuzione di oltre il 20% rispetto al record di oltre 13.200.000 ton. dell’autunno 2018.
Su tali basi, il mercato a novembre è partito piuttosto vivacemente, soprattutto in termini di volumi e potrebbe sostenere prossime revisioni al rialzo delle quotazioni, anche per i calibri inferiori che rappresentano per alcune varietà una quota importante del prodotto commercializzabile.