Presenti all'iniziativa il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina e John Clarke, direttore Politiche internazionali della Dg Agri della Commissione europea, oltre a quaranta rappresentanti delle aziende aderenti.
"Grow! è un format innovativo poiché permette un confronto diretto tra gli imprenditori e i decisori su un tema strategico come il commercio internazionale", ha dichiarato Giorgio Mercuri (in foto), coordinatore nazionale di Agrinsieme. "Imprese e cooperative agricole possono trarre grandi benefici dall'apertura dei mercati e il ritorno ai protezionismi avrebbe un impatto negativo sul settore, nonché sui consumatori. Siamo convinti che gli accordi di libero scambio debbano essere basati su principi di equilibrio e reciprocità e avere come principale obiettivo l'eliminazione delle barriere tariffarie e non tariffarie, che, di fatto, risultano essere l'ostacolo maggiore all'export dei nostri prodotti. Occorre fissare allo stesso tempo principi base a livello europeo e salvaguardare le certificazioni di qualità".
La chiusura degli accordi di libero scambio dovrebbe inoltre secondo Agrinsieme essere preceduta da una valutazione complessiva e dinamica di impatto elaborata dalla Commissione europea e condivisa con il mondo produttivo. È poi necessario lavorare ad una armonizzazione delle procedure, della documentazione e degli standard sanitari e fitosanitari e posta una particolare attenzione al contrasto alla contraffazione, per tutelare la reputazione delle produzioni agroalimentari europee nei confronti dei consumatori e dei mercati internazionali.
L'incontro si è aperto con la presentazione di uno studio condotto da Nomisma e presentato dal Direttore area Agricoltura e Industria alimentare Denis Pantini, focalizzato sugli accordi commerciali regionali e sul ruolo dei Paesi terzi per gli scambi di prodotti agroalimentari dall'Unione Europea e dall'Italia. L'Ue ha concluso al momento 30 accordi con altri Paesi, mentre 43 sono provvisoriamente in vigore (tra cui quello recente con il Canada) e 20 risultano in fase di negoziazione. In termini di rilevanza, il settore si conferma tra i più incisivi: nel 2016, l'Ue ha esportato prodotti agroalimentari verso Paesi terzi per un valore complessivo di 125 miliardi di euro, diventando il secondo esportatore mondiale dopo gli Stati Uniti. Vini e bevande, pasta e prodotti da forno, carni, formaggi rappresentano i principali prodotti esportati, con una prevalenza di quelli trasformati (81%) rispetto ai beni primari (19%).
I dati evidenziano inoltre l'importanza dei Paesi terzi per l'agroalimentare italiano: su un totale di 30,9 miliardi di prodotti food & beverage esportati nel 2016, l'incidenza dei mercati extraeuropei è stata pari al 36%. Le esportazioni verso l'interno e l'esterno dell'UE sono cresciute complessivamente del 150% dal 2000 al 2016. Olio d'oliva e vino sono i prodotti Made in Italy per i quali i Paesi terzi detengono un peso superiore alla media (rispettivamente 65% e 48% dell'export). Per alcune denominazioni di particolare prestigio, come i rossi Dop della Toscana e i bianchi Dop di Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, l'incidenza dei mercati non-Ue supera il 60% dei valori esportati.
Lo studio di Nomisma mette in luce anche, come ha spiegato Denis Pantini, "le opportunità di tutelare le indicazioni geografiche nel quadro degli accordi di libero scambio: grazie al recente accordo Ue-Canada (Ceta), il prosciutto di Parma Dop può ora accedere al mercato canadese con la propria denominazione, mentre quelli già in commercio non prodotti in Italia non potranno riportare sull'etichetta elementi evocativi del nostro Paese".
John Clarke, direttore Politiche internazionali della Dg Agri della Commissione europea, ha dichiarato che la Commissione "si attende di portare a termine entro il 2020 tutti gli accordi di libero scambio ora in discussione e che le misure ivi previste entrino a pieno regime entro il 2030. La Commissione sta inoltre puntando molto sulla promozione dell'agroalimentare europeo attraverso missioni di alto livello finalizzate ad aprire diversi mercati emergenti".
Fonte: Ufficio stampa Agrinsieme