«Abbattere le barriere cinesi per agrumi, mele, pere»
Ad oggi il kiwi è l'unico prodotto ortofrutticolo italiano che può entrare in Cina: nel triennio 2013-15 sono state 13mila le tonnellate inviate nel Paese asiatico e negli ultimi cinque anni l'export è cresciuto di sette volte, tanto che, secondo le stime del Cso Italy su dati Eurostat, il 69% del kiwi europeo è Made in Italy. Ma non è abbastanza. Da un lato occorre incrementare ulteriormente il dato scalfendo la leadership di Nuova Zelanda e Cile, dall'altra, soprattutto, occorre cercare di abbattere le barriere che impediscono l'accesso di altri nostri prodotti di punta, in primis agrumi e mele. Lo hanno detto, in occasione della conferenza stampa di presentazione di Macfrut in Cina di venerdì (cliccare per leggere), Salvo Laudani di Oranfrizer e Giulia Montanaro di Assomela.
Desolante quanto sta avvenendo per gli agrumi: "Il protocollo bilaterale firmato il 28 gennaio non è ancora operativo a causa di alcuni aspetti tecnici - ha detto Laudani - Ci auguriamo una velocizzazione della pratica, stiamo spingendo perché le informazioni richieste dalla Cina possano arrivare il prima possibile".
"I nostri agrumi sono speciali, l'arancia rossa di Sicilia è unica al mondo - ha proseguito rivolgendosi ai rappresentanti dell'Ue e del ministero dell'Agricoltura cinese, presenti in conferenza stampa - Speriamo di poter fare uno sprint nei prossimi mesi".
Laudani e Montanaro con Valentina Giaccherini de la Trentina (a destra nella foto) venerdì a Pechino
"Abbiamo chiesto di aprire un dossier congiunto mele-pere per portare questi due prodotti di grande qualità in Cina", ha aggiunto Montanaro (nella foto di apertura l'intervento). "Le mele italiane sono esportate in 80 Paesi, la Cina ha un potenziale enorme, potremmo garantirle quella diversificazione varietale di cui non dispongono con il prodotto locale. Confidiamo che le autorità cinesi possano prendere atto dell’importanza di questo settore".
Ma fino a quando non si sbloccherà l'ingarbugliata partita agrumi, è improbabile se ne possa iniziare un'altra. Difficile poter fare affidamento sulla collaborazione degli importatori locali, come auspicato dalla stessa Montanaro: le decisioni, in Cina, passano ancor più sopra le loro teste di quanto non avvenga in Europa.
Ma cosa dicono le aziende che già operano in Cina, molte delle quali presenti alla conferenza stampa di Macfrut e del progetto Freshness from Europe? Il direttore generale di Made in Blu, Furio Mazzotti, evidenzia come la ricetta vincente sia stata "la presenza costante del prodotto sul mercato, presidiato sin dal 2009, la continuità e l'affidabilità di un'offerta al top della gamma".
Anche Apofruit Italia ha affrontato la Cina fin dalla sua apertura. Dice Renzo Balestri, responsabile commerciale estero: "Abbiamo puntato alla brandizzazione del prodotto attraverso il marchio Solemio, pensato esclusivamente per il mercato asiatico. La crescita è costante negli anni e si sta consolidando il posizionamento del marchio".
Per Massimo Ceradini, Ceo di Ceradini Group - in Cina dal 2009 con i marchi King Fruit, Greenkiwi, Sweetkiwi Goldkiwi - il mercato selezionerà nei prossimi anni i fornitori che oggi sono numerosi: "Per vincere la sfida del mercato cinese occorre fornire costantemente un prodotto che soddisfi gli elevati requisiti di qualità organolettica e salubrità richiesti".
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